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Il gioco delle maschere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte." (Shakespeare, Il Mercante di Venezia)

Le parti che recitiamo sul palco della vita sono state dettate dai nostri condizionamenti profondi e dalle aspettative proiettate su di noi dagli altri. Nella realtà quotidiana non ci mostriamo mai per quello che siamo, ma assumiamo una maschera che ci rende personaggi e ci nasconde come persone.

La maschera non è altro che una frantumazione dell'io in identità molteplici, una forma di adattamento al mondo esterno o alla situazione sociale che ci sollecita. Ci muoviamo, convinti di essere nei nostri veri panni, finché piccoli incidenti, grandi incontri, improvvisi cambiamenti di rotta non ci faranno scoprire che siamo tutt’altro e non butteremo giù la maschera. Questo atto profondamente liberatorio ci fa scoprire che possiamo interpretare nuove parti: gli altri. Avvicinandoci sempre più a quello che siamo realmente, ci accorgiamo di riflettere l’uno, il centomila e il nessuno pirandelliani.

Siamo l’altro con la sua sofferenza e la sua bellezza, con le sue piccolezze e la sua grandezza. Siamo gli altri di un contesto collettivo con le sue sfide generazionali e storiche. Siamo il nulla fecondo e senza giudizio che tutto abbraccia. Siamo l’io che inizia un nuovo copione. Tutti questi cambiamenti di prospettiva sono importanti per la comprensione e l’accettazione totale della nostra natura umana e del nostro ruolo consapevole nel grande gioco della vita. (leggi anche l'ego come alleato)

Nella Formazione professionale per Facilitatori Ccms, la comprensione di questo gioco di riflessi ci permette di essere aperti e accoglienti verso gli altri e di offrire loro nuove prospettive e nuove parti da interpretare.

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