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la risata di Lama Ghesce

Quando incontro alcuni amici, ci abbracciamo esplodendo in una risata gioiosa. Non c’è scambio di parole, ma un contatto fisico e un qualcosa di potente che ci unisce nella risata, come una sorte di riconoscimento a un livello sottile e spirituale che sfocia nella gioia dell’incontro. Mi accorsi poi che questa modalità della risata era una caratteristica di molti monaci tibetani. Anni fa, quando invitai il Lama Gheshe Ciampa Ghiatso ad un convegno sulla Morte da noi organizzato, il suo intervento fu un momento incredibile intervallato da tante risate. Le risate non erano di scherno verso la morte o verso le persone: creavano invece uno stato emotivo di comunanza e di apertura, favorendo un atteggiamento positivo e aperto su come l’essere umano può affrontare eventi difficili quale la morte, la malattia o la sofferenza.

In Occidente, siamo molto attaccati alla sofferenza, un eredità della religione cattolica e del nostro modello culturale. Inoltre i media sottolineano di continuo la separazione, il pessimismo e il lato più oscuro dell’uomo. Siamo martellati da informazioni negative che ci ricordano che viviamo in un mondo ostile e violento, senza offrirci la possibilità di conoscere la faccia nascosta della Luna…e la risata!

Quando ridiamo, non è bello quando la nostra sofferenza cessa per un po’? Quando accogliamo l’altro con la risata, non è forse un segno tangibile dell’apertura del Cuore? La risata è legata ad un intenso, profondo desiderio di benessere e di felicità, di comunanza con gli altri. Ridere da soli è già un ottimo sintomo di benessere, è la capacità di non prendersi troppo sul serio e di osservare con il giusto distacco l’avvicendarsi delle situazioni. Ridere insieme con un’altra persona potenzia il legame che ci unisce a lei, è uno scambio vitale che fa stare bene il corpo e l’anima. Ridere insieme ad una comunità di persone può rivelarsi un contagio molto benefico, più di qualsiasi discorso, come si evince dal racconto orientale che ho pubblicato "La storia dei tre Lama che ridono"