Le grandi domande filosofiche abbracciano sempre il tema del Destino. Il Destino è un’immagine del futuro. Su questo tema vediamo sempre all’opera le nostre credenze personali: ci sono persone che credono che ci sia un destino già determinato (un karma). Altre
sono convinte che il destino lo si crei attraverso le proprie scelte e che quindi esso sia indeterminato. Un altro gruppo di persone pensano che tutto ciò che ci accadde sia il frutto della casualità: non c’è un fine, non c’è un destino. Le cose accadono semplicemente.
In realtà partecipiamo al nostro futuro e al nostro destino. Una persona inconsapevole di essere irretita nel suo passato, pensa che il suo futuro sarà lineare e univoco e si aspetta determinate situazioni sulla base del suo passato. Prendiamo il caso di una donna che si fa picchiare o maltrattare dal partner per anni. Già maltrattata nell’infanzia, è totalmente priva di autostima e ripete inconsapevolmente la sottomissione alla violenza subita in passato. Identificata con la credenza di essere sbagliata e con il ruolo di vittima, non sa di avere un potenziale e un talento da esprimere. Invece, una persona che ha guarito i suoi traumi, può attivare il suo potenziale e crea le condizioni per più futuri possibili. Come nel caso di una persona che ha autostima e un talento per la scrittura: potrà trovare sbocchi in più futuri diversi: romanziere, giornalista, pubblicista, regista, formatrice o altro.
Molti e vari sono i percorsi per sprigionare i nostri talenti e capacità e attirare un futuro consono. Le nostre identificazioni con la sofferenza hanno solo il potere di ritardare l’espressione del nostro potenziale. Qualcuno prende l’autostrada, un’altra persona sceglie un sentiero da montagna più lento e tortuoso, attraversando molte esperienze diverse, anche le più dolorose. Ma alla fine, giunge ad una comprensione più vasta e amorevole di sé. Non sarà mai più la persona che era prima e quindi realizza il suo futuro.