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Il vero perdono con Ccms

Il risentimento è uno dei sentimenti più radicati nell’essere umano e la filosofia buddista lo considera il frutto dell'ignoranza, della non perfetta ed assoluta consapevolezza di ciò che si è.  È indubbiamente un veleno che logora e intossica innanzitutto il soggetto che lo prova anche se viene riversato sull’altro.  Quando odiamo o proviamo risentimento verso qualcuno, tratteniamo questa persona nella nostra mente, la imprigioniamo in qualche modo, e la sua presenza, come un tarlo, rosicchierà la nostra energia.

Odio e risentimento creano potenti legami energetici tra due o più individui, generando faide su più generazioni. Questi legami ci vincolano al passato e li potremmo metaforicamente rappresentare da cordoni ombelicali invisibili che veicolano continuamente pensieri ed emozioni distruttivi. Se non si interrompe questo circuito di alimentazione, tali sentimenti negativi possono nel tempo somatizzarsi, prima in forme blande (avvertimento), poi in forme drastiche (malattia).

Nella tradizione spirituale cristiana, esiste la pratica del perdono per liberarci da tali pensieri e liberare anche l’oggetto del nostro risentimento. Ma accade spesso che questo perdono formale non  cancelli totalmente l’idea di avere subito un torto. Nella mia pratica professionale di counseling, nei clienti si riaccendono spesso vecchi rancori che pensavano di avere superato. In realtà, sentimenti e pensieri negativi sono percezioni distorte legate al nostro ego, ad una percezione distorta di se stessi. A fare la differenza, non tanto è il danno subito quanto la maniera in cui ho vissuto questa esperienza e quale ferita personale ha risvegliato. 

Il perdono è in realtà un processo trasformativo graduale che si attua in tre tappe: lasciare la presa o l’attaccamento all’idea di essere una vittima e poi, lasciarlo andare. Può trascorrere del tempo tra la prima e la seconda tappa.  Esiste un‘ulteriore tappa, difficile da raggiungere se prima non siamo passati attraverso le altre due precedenti. E si basa sulla compassione.

Cos’è la Compassione?  È la facoltà di guardare agli altri con equanimità, di comprendere che l’Altro è come me: un essere umano che gioisce e soffre, che si sente solo, felice o infelice, che ha successi o fallimenti, esattamente come me.  Così diventa naturale comprendere che la persona che ci ha fatto un torto, ha agito sotto gli stessi impulsi che riconosciamo in noi stessi come paura, impotenza, l’insicurezza, la rabbia.  La compassione va applicata anche a se' stessi. Se c’è odio e risentimento nei confronti di qualcuno altro, c’è automaticamente odio o rabbia indirizzati a se stessi. Il riconoscimento di questo è un passo avanti importante,  e annullal'idea di avere subito un torto, un ingiustizia.  Sono gli individui che vanno perdonati non le loro azioni.

La grazia del perdono non aspetta il pentimento di chi ci ha offeso per elargire il suo dono. Perdonare è l’unico modo per non sentirsi incatenati al passato e per aprirsi al futuro, perché il bisogno di giustizia non si rispolverà mai con il risarcimento del danno. Nel perdono si nasconde il mistero dell’accettazione incondizionata della Vita ma soprattutto quella della nostra  libertà

Il perdono è uno degli strumenti che utilizziamo nella formazione Ccms per liberarci da zavorre emotive e riconetterci al flusso vitale